Il ritorno di Fabbroni, l’ottico di Verona


Il Corriere del Veneto, in un bell’articolo del 28 marzo 2017 a firma di Antonio Gioco, parla del ritorno a Verona dello storico marchio Fabbroni nel nostro nuovo negozio in Via Mameli, zona Borgo Trento.
Ringraziamo il Corriere per l’attenzione e vi proponiamo di seguito il testo dell’articolo nella sua interezza (testo da PressReader).

Titolo articolo da Corriere del Veneto 28/03/2017: Il ritorno di Fabbroni, l'ottico di Verona

Scansione articolo da Corriere della Sera, inserto Veneto, del 28/03/2017: Il ritorno di Fabbroni, l'ottico di Verona

Clic per ingrandire – Scansione articolo da Corriere della Sera, inserto Veneto, 28/03/2017

Il ritorno di Fabbroni, l’ottico di Verona

di Antonio Gioco
Si legge spesso sui giornali che negozi, artigiani, botteghe alimentari, laboratori, farmacie chiudono dopo svariati decenni e a volte secoli di storia. Con loro se ne va la testimonianza di una Verona dove ancora la figura dietro il bancone era considerata rassicurante, un punto di riferimento per acquisti, consigli o solo chiacchiere, indispensabili come una caramella balsamica quando si ha mal di gola.
Purtroppo ogni anno, pezzi di economia popolare si perdono e con loro si perde quella identità veronese sempre più preziosa ma sempre più rara.
Un drammatico gioco del bowling dove botteghe, che hanno costituito il tessuto sociale, economico e umano di un territorio, cadono come birilli, centrati abilmente da pesanti e implacabili sfere lanciate da mani ignote, senza nessun meccanismo che poi ti rimette in piedi e ti riabilita.
In questo scenario sconfortante e sconcertante è bello segnalare una realtà in netta controtendenza. Un tempo, e parliamo di fine ‘800, piazza delle Erbe era il centro economico della città, un grande mercato pulsante, vivace e quotidianamente molto frequentato, con intorno alcune botteghe: il cappellaio, il negozio di ferramenta, la bottega dei profumi, l’arrotino, il venditore di borse e ombrelli, la drogheria (quando le droghe insaporivano le pietanze) e l’ottico.
Quell’ottico si chiamava Fabbroni, proprio all’ombra della possente e protettiva Torre dei Lamberti. Il calendario segnava 1876, la bottega era un concentrato di veronesità, dove alla tecnica, sempre al passo con i tempi, si intrecciava il saggio consiglio, la sapiente riflessione, la parola di una persona competente che, con il camice bianco e un sorriso pulito e leale, ti rassicurava.
Molte generazioni si sono affidate alle premurose e competenti cure dell’ottica Fabbroni, in una Verona che rapidamente cambiava. Un giovane dipendente della prestigiosa ditta si chiamava Aldo Regattieri, ben presto diventò direttore e poi, per volere della stessa famiglia Fabbroni, ne rilevò la proprietà. Sembra la storia di un film ma, in quel periodo, era il 1927, succedeva anche questo. Gli anni scorrono, Verona si trasforma e piazza delle Erbe diventa sempre più un luogo destinato al turismo e le merceologie cambiano, alcune botteghe abbassano la saracinesca definitivamente, altre si trasferiscono appena fuori dal centro per venire incontro alla clientela affezionata.
Borgo Trento, è un giusto compromesso e la famiglia Regattieri approda in Via Mameli in un palazzo storico e, la grande insegna,
Fabbroni «l’ottico di Verona» riappare, da metà febbraio di quest’anno, orgogliosa all’entrata del negozio. All’interno, tecniche innovative supportate da quella memoria storica di papà Aldo che nel 1933 applica le prime lenti a contatto ad una, audace, «moderna», nobildonna veronese. È stato un pioniere di questa disciplina ora diventata consuetudine.
La tecnica cambia il prodotto diventa sempre più affidabile ma il garbo, la passione, la considerazione del cliente è rimasta immutata negli anni, quando in piazza delle Erbe passeggiavano, con il cappello e il bastone in mano, Berto Barbarani e Angelo dall’Oca Bianca, in una Verona in bianco e nero, poetica e struggente.
Bisogna riconoscere il coraggio di chi riesce in questi anni di sconforto economico, spinto da una storia centenaria e prestigiosa a guardare avanti attraverso le lenti dell’ottimismo… ecco ci vorrebbero occhiali con lenti che trasformano il pessimismo in ottimismo, chi di noi non gli acquisterebbe?